”. Quest’anno Pier Paolo Pasolini avrebbe compiuto 97 anni. Una delle voci più innovative e poliedriche della cultura italiana, intellettuale capace di una lungimiranza lucida che si rivela tutt’oggi a chi si approccia alla sua opera.
Ciò che impressiona da sempre del genio Pasolini è la molteplicità: l’arte del linguaggio è nelle sue mani come un diamante sfaccettato che, sapientemente, egli è stato capace di far brillare: in prosa, come in poesia, al cinema, in teatro, negli scritti giornalistici, nei documentari. Ma esiste, oltre l’immensa figura politica e letteraria, un Pasolini sotterraneo: quello che, ad esempio, scriveva testi per le canzoni, come Il tango de’ li sette veli in dialetto romanesco, o quello dei testi rari, come quelli contenuti del Meridiano Mondadori nella sezione L’hobby del sonetto: i meravigliosi componimenti d’amore scritti per Ninetto Davoli, il fanciullo di borgata, suo compagno per oltre otto anni, che un giorno lo lasciò per sposarsi con una donna, Patrizia.
È un Pasolini sconvolto e intimo, quello dei sonetti. Il regista colto e dissacratore mentre è all’estero e si sposta per girare “I racconti di Canterbury” scrive “sono ridotto a uno straccio d’uomo”, chiama “mio Signore” Ninetto, il ragazzo allegro e riccioluto conosciuto “in un vicolo”, al quale ha anche “insegnato a parlare”, che lo abbandona per “lei”, contro cui egli non può nulla, perché ha “la f*ca”.
In una lettera a Volponi, Pasolini racconterà: “Dopo quasi nove anni Ninetto non c’è più. Ho perso il senso della vita. Penso soltanto a morire o cose simili. Tutto mi è crollato intorno “
Dell’intellettuale Pasolini colpisce la mole di lavoro che ha compiuto nel suoi pochi anni di vita. Presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma sono conservati moltissimi scritti autografi. Nell’allestimento “Spazi Novecento” della biblioteca, è possibile avere idea di una minima parte dell’immenso laboratorio pasoliniano fatto di scritti, foto, registrazioni e soprattutto tanto vagare per la vita “vera”, quotidiana, povera, terrestre.
Per scrivere i romanzi che gli diedero notorietà “Ragazzi di vita” e “Una vita violenta” Pasolini apprese ex novo il dialetto romanesco appuntando minuziosamente su una serie di taccuini le parole in vernacolo e il relativo significato in lingua italiana. I glossari appassionati redatti tra le casupole del Pigneto, con l’aiuto prezioso di Sergio Citti.
Pasolini resta una delle figure più coraggiose del Novecento: la morte da partigiano del giovanissimo fratello Guido, la fuga da un padre violento, l’esperienza pedagogica friulana prima e poi la fame nera condivise entrambe con l’adorata madre, l’omosessualità mai nascosta e pagata per una vita intera e oltre, quella “diversità che mi fece stupendo”, scrive Pasolini nelle sue poesie, e che torna come un tarlo in tutta la sua opera, con l’impossibilità di poter essere, con questo, davvero riconosciuto dalla società in cui pure viveva e lavorava con successo, e quindi, di contro, la possibilità, l’unica, di appartenere esclusivamente a un ambiente alternativo, quello dei relegati, dei diversi
La “diversità” pasoliniana, nel profondo, la chiarì definitivamente Elsa Morante, solo alla morte dell’intellettuale friulano. Elsa, intima amica di Pasolini, scrisse:
Ma in verità in verità in verità
quello per cui tu stesso ti credevi un diverso
non era la tua vera diversità.
La tua vera diversità era la poesia.
[…]
Tu in realtà questo bramavi: di essere uguale agli altri,
e invece non lo eri. DIVERSO, ma perché?
Perché eri un poeta.
E questo loro non ti perdonano: d’essere un poeta.
(E. Morante, A P.P.P. In nessun posto)
Diverso perché Poeta. Stupendo, perché poeta.
Quel 2 novembre 1975 è una domenica soleggiata, tra le fontane di Piazza Navona. Oriana Fallaci apprende da uno strillone che vende “L’Unità”, della morte di Pasolini. Una morte indegna, per un Poeta, una vicenda sulla quale non è mai stata fatta luce.
La madre Susanna, quella della meravigliosa “Supplica” apprenderà tardi della tragedia, a ora di pranzo. I giornali dell’epoca raccontano di urlo straziante, disumano,che risuonò per le strade dell’Eur.
Ironia della sorte, sarà Ninetto Davoli a fare il riconoscimento del corpo.
Mara Sabia