Il calendario va avanti a dispetto del Covid e della pandemia, le festività e le tradizioni si rinnovano come i cicli della natura e delle stagioni. Certo il periodo che stiamo vivendo non ci permette dirappresentarle o viverle come abbiamo sempre fatto: restrizioni e prevenzione impongono nuove regole che mal si adattano a manifestazioni tradizionali come il carnevale, che al contrario si caratterizzano per la partecipazione rituale e collettiva di una comunità. E Tricarico non fa eccezione. Quest’anno ci si dovrà accontentare delle migliaia di fotogrammi impressi nei ricordi delle tante edizioni passate. Il carnevale tradizionale tricaricese rappresenta una mandria in transumanza che con il suono cupo e monotono dei suoi campanacci segna magicamente le vie cittadine, dopo aver preso la benedizione nella piccola chiesa di Sant’Antuono, ossia Sant’Antonio Abate protettore degli animali, appena fuori il centro abitato sulla via Appia, e dare così inizio al Carnevale.
All’alba del 17 gennaio la cittadina viene svegliata dal suono dei campanacci agitati fragorosamente dalle maschere rappresentanti una mandria di mucche e tori: le “mucche”, ossia ragazzi e gente di ogni età, vestiti con mutandoni e maglie di lana bianchi, cappello a larga falda riccamente decorati da cui scendono numerosi nastri colorati e un velo bianco sul viso, in vita hanno uno scialle di raso piegato a triangolo e anche sul gomito, sul ginocchio e al collo hanno sgargianti foulards a triangolo; i “tori” invece sono vestiti interamente di nero, compresi i nastri del cappello tranne rari nastri rossi che scendono lateralmente dal cappello. Tutti portano in mano un campanaccio che scuotono ritmicamente ad ogni passo. Sono guidati dal capomassaro, dal sottomassaro e dai vaccari e rappresentano la transumanza che in quei giorni si effettuava dalla montagna alla marina. Tricarico è una cittadina lucana dalla storia ultramillenaria, che dall’epoca normanna al 1605 fu sede della contea dei Sanseverino, conti di Tricarico e principi di Bisignano.
La presenza del conte e della contessa a chiusura della sfilata, ricorda la struttura feudale della società e la transumanza, con il trasferimento di uomini e masserizie, dà conto di un’economia agro-pastorale.La sera della vigilia, come da tradizione, viene acceso un grande fuoco nello spiazzo davanti alla chiesetta dove si radunano le maschere man mano che arrivano dopo aver dato la sveglia al paese; una volta radunatesi compiono i tre giri rituali intorno alla chiesa. Prima del terremoto dell’80 vi entravano per ascoltare la messa e ricevere la benedizione. Al momento dell’elevazione percuotevano i campanacci per chiedere a S. Antuono protezione e prosperità, con totale coincidenza tra rito arcaico, magico e pagano e quello religioso e cristiano.
La benedizione veniva fatta col braccio del Santo che si dice contenga una reliquia, e veniva baciato da tutti i presenti. Attualmente la chiesetta è inagibile ma viene comunque il sacerdote per la benedizione e subito dopo inizia la sfilata e la questua per il paese. Le maschere si dispongono su due file secondo uno schema e ad ogni passo percuotono le campane producendo un suono continuo e assordante. I tori, in genere in ultima posizione, piuttosto frequentemente compiono impulsive incursioni in avanti all’interno delle due file avendo come obiettivo le mucche: con improvvisi scatti saltano in groppa alla vacca e mimano scene di monta, scuotendo violentemente il campanaccio. Quando arrivano nella piazza principale le maschere compiono tre giri intorno al Monumento ai Caduti;segue una piccola rappresentazione scenica, un dialogo, un contrasto tra il conte e il massaro sull’andamento e la gestione delle proprietà (boschi, animali, frutti). Per il massaro il carnevale era l’unica occasione in cui poteva irridere l’autorità del padrone e con battute scherzose manifestare quello spirito di “libertà contadina”, duramente represso nel resto dell’anno. La giornata prosegue poi con la questua per le vie del centro storico e con le serenate che dureranno fino a martedì Grasso.
Un 17 gennaio senza carnevale questo del 2021, senza suoni, canti e balli. Nel segno della tradizione e nel rispetto delle norme vigenti però, un piccolo gruppo di maschere ha dato simbolicamente la sveglia al paese con l’augurio che il suono dei campanacci possa risvegliare lo spirito di ognuno pronti a ritornare al più presto alla normalità.
Antonietta Vizzuso