Intervista di Anna R.G. Rivelli alla cantautrice Luisa Picerno
Se dovessi presentare con tre brevi flash chi era, chi è e chi sarà Luisa Picerno cosa diresti di te stessa?
Luisa era una bimba che sognava, sognava semplicemente, di poter avere un sogno, non sempre si ha il coraggio di averne uno. Oggi, Luisa è ancora quella bambina, ma con gli occhi di una donna, una donna che ci crede ancora malgrado la vita spesso ci spinga a non farlo più. Domani? Domani Luisa sarà una donna, una donna che sa quanto ha lottato per il suo “credo”; penso che in fondo ognuno ne abbia uno e spesso è il nostro “credo” l’unico motivo che ci spinge a lanciarci oltre.
Sei giovane ma hai già fatto un tuo interessante percorso di gavetta. Dicci della tua formazione e delle tue esperienze più significative.
Come in ogni situazione, lavorativa e –non, è molto importante il percorso di gavetta, che definirei più che altro un “viaggio di esperienza”. In ogni occasione ho cercato sempre di poter “scattare delle foto interiori “ semplicemente rubando un istante e archiviandolo lì, in quella parte di cuore riservata alle cose speciali. Le mie esperienze sono varie e di ogni genere, ma senz’altro quelle più emozionanti sono state esperienze nelle quali mi confrontavo con gente molto talentuosa. Credo infatti che il confronto sia davvero molto importante sempre, ma soprattutto quando si vive in piccole realtà come la mia dove le occasioni di confronto sono minori. Ricordo con molto affetto l’esperienza a “Sanremo Giovani” e a “Casa Sanremo” dove ho vinto il premio della critica ed un premio per la migliore composizione. Dal punto di vista formativo la mia esperienza più importante è stata l’opportunità di poter studiare al CET ( Centro Europeo Toscolano), la scuola per autori del maestro Mogol nella quale ho seguito un percorso ben strutturato per autori con professori di enorme spessore culturale come Giuseppe Anastasi (Autore di Arisa e non solo) Eugenia de Martino, Cheope (figlio di Mogol) e Mogol stesso.
Quand’è che hai incontrato la musica e quando ti sei accorta di amarla?
La musica credo di averla incontrata la prima volta che ho sentito un suono. Definisco musica ogni rumore, ogni suono che la natura sa regalarci; importante è catturarlo e trasformarlo in melodia. Ho capito di amare la musica quando ho iniziato a sentire l’esigenza di identificare con una colonna sonora ogni esperienza della mia vita, che fosse bella, brutta, forte o triste. Peraltro durante la mia adolescenza avevo il bisogno incessante di scrivere nero su bianco tutto ciò che vivevo, sentivo, provavo, e da allora non ho più smesso.
Sei cantautrice: di cosa parlano i tuoi testi?
Si, sono una cantautrice. I miei testi non hanno degli argomenti specifici, dipende dal momento, dalle esperienze, dai luoghi e soprattutto da ciò che il mio cuore cattura; io definisco le emozioni “fotografie trasparenti”, la musica serve essenzialmente a questo, a dar loro concretezza. Non ho mai scritto senza sentire una forte bramosia dentro, quasi come un fuoco che arde e non ti lascia altra scelta.
Hai già conseguito la laurea, vero? Da 1 a 10 dicci quanto è importante lo studio per te e quanto è importante cantare. Pensi che le due cose siano in qualche modo intersecate o una delle due rappresenta il tuo piano B?
Si, ho già conseguito la laurea in Lettere moderne. Credo che sia importantissimo seguire un percorso di studi, ma credo in particolar modo che cultura ed arte siano strettamente legate. Il talento è importante, ma è ancora più importante avere i mezzi per poterlo esprimere. Ho assistito ad alcuni concerti, ad esempio, dove la mancanza di una buona dizione rendeva qualitativamente insufficiente l’esibizione. Mia madre diceva sempre che non si campa solo di sogni, oggi, a 28 anni suonati, posso dire che aveva ragione. I sogni sono importanti, ma spesso da soli non ci aiutano a vivere nel migliore dei modi, per questo bisogna aver sempre pronto un piano B; e nel mio caso, piano A e piano B sono sullo stesso livello.
A volte canti anche brani non tuoi. C’è un artista che ti ispira particolarmente?
Sì, canto anche brani non miei, sono affascinata dal cantautorato italiano; mi riferisco agli anni 90, in particolar modo a Fiorella Mannoia, Ivano Fossati, Francesco De Gregori. Molta della musica più diffusa oggi in radio, invece, non la sento vicina né ai miei gusti musicali né alla mia persona.
Uno dei tuoi brani – Rosso amore- parla di un tema scottante purtroppo tristemente sempre alla ribalta della cronaca: la violenza sulle donne. Pensi che una canzone possa contribuire a far crescere ( o viceversa, a far regredire) la società? Tu, da cantautrice, avverti una responsabilità nei confronti del tuo pubblico?
È vero, Rosso amore tratta della violenza sulle donne, un tema scottante purtroppo presente ogni giorno nella nostra quotidianità. Viviamo in una società che troppo spesso sente più la necessità di insegnare alle donne a difendersi che quella di educare gli uomini a non essere possessivi e violenti. Io mi sento in dovere di far emergere quelle tematiche che appartengono a tutti , quindi anche al mio pubblico; peraltro credo che le vere rivolte non si fanno con le armi, le vere rivolte sono meno rumorose e possono alimentarsi anche con le canzoni.
C’è qualcosa che non ti ho chiesto, ma che tu vorresti dire?
Vorrei dire semplicemente a tutti i ragazzi come me di porsi un obiettivo e di perseguirlo di con perseveranza , poiché tutti i sacrifici sono sempre ripagati dall’emozione di farcela. E soprattutto vorrei esortare tutti coloro che vivono un sogno simile al mio a tutelare sempre la loro dignità, a non piegarsi mai ad accettare condizioni prive di rispetto per la loro persona. Non bisogna assolutamente dimenticare che prima di essere artisti, siamo Donne, donne che un giorno saranno madri e saranno capaci di insegnare ai loro figli che le cose belle della vita vanno soltanto guadagnate con coraggio, impegno e sacrificio. Io ci credo, ci credo davvero.
Lo faresti un regalo a Sineresi e ai suoi lettori? Ci registri e dedichi un tuo brano da pubblicare qui?
Certo, con molta gioia dedico una canzone ai lettori di Sineresi. Scelgo però una canzone non mia, ma di Tosca, dal titolo “Ho amato tutto”. Il motivo è ben preciso per una dedica speciale, perché le ultime parole di questa canzone racchiudono secondo me il senso della vita di ognuno di noi. “Se tu mi chiedi in questa vita cosa ho fatto, io ti rispondo ho amato, ho amato tutto”: mi sembra un bell’augurio e una bella dedica per tutti coloro che hanno il coraggio di amare.
Luisa Picerno è nata a Potenza nel 1991 e vive da sempre a Balvano (Pz); si è laureata in Lettere moderne presso l’Università degli Studi della Basilicata. Si è diplomata come autrice al Cet (Centro Europeo di Toscolano) di Mogol.
Nel 2016 ha partecipato a Sanremo giovani con un brano, scritto da lei -”Senza battere le ali” – ed è arrivata alle semifinali. Con questo brano ha partecipato a numerose iniziative musicali.
Nel 2017 ha pubblicato il disco “Storie a metà “, sette suoi brani inediti. Ha duettato con numerosi artisti tra cui Arisa, Pupo, ecc.
Nel 2018 con la sua canzone Rosso Amore si è classificata al primo posto nei concorsi canori Scanzonissima , La nota d’oro, Una voce per Sanremo, Canto per te, Una voce per l’Agro, ed inoltre ha ricevuto il premio della critica per il miglior testo a Casa Sanremo e il premio Vito Marletta. Due altri importanti premi li ha vinti al concorso canoro Microfono d’oro ed è stata premiata dal maestro Adriano pennino, direttore d’orchestra di Sanremo.
Con questo brano ha inoltre aperto il concerto dei Nomadi e di Michele Zarrillo nel settembre 2019 a Giuliano. La sua attenzione al sociale è testimoniata anche dal brano
“Quel posto giallo da riempire”, canzone che parla dell’invalidità vissuta oggi.
Quest’anno è stata ospite a Casa Sanremo con il suo nuovo brano “Nessuna traccia ” e nuovissimi progetti sono in fase di realizzazione.