Dal 2 agosto 2019 al 12 gennaio 2020 il MACTE – Museo di Arte Contemporanea di Termoli presenta la mostra Giuseppe Uncini / Termoli 2019, a cura di Arianna Rosica e Gianluca Riccio.
Si tratta del primo progetto espositivo della programmazione per il biennio 2019 – 2020 del neonato museo molisano, inaugurato lo scorso aprile con un nuovo allestimento curato da Laura Cherubini e Arianna Rosica della collezione dello storico Premio Termoli.
In continuità con il progetto di riscoperta e rilettura scientifica delle oltre 470 opere appartenenti al patrimonio del Premio Termoli avviato dal MACTE al momento della sua apertura, la mostra dedicata a Giuseppe Uncini (Fabriano, 1929 – Trevi, 2008) si configura come la prima di una serie di esposizioni personali dedicate ai principali esponenti della ricerca artistica italiana che nel corso del tempo hanno partecipato al Premio – istituito nel 1955 – generando opere che sono entrate a far parte del patrimonio del Comune molisano. Seguendo tali linee guida, l’obiettivo che il MACTE intende perseguire a partire dalla mostra Giuseppe Uncini / Termoli 2019 è quello di valorizzare la storia del Premio Termoli, rendendo la Collezione Permanente del Museo luogo e punto di partenza per un dialogo e un confronto tra artisti di diverse generazioni, grazie a un programma espositivo che, accanto agli approfondimenti sui maestri dell’arte italiana degli anni Sessanta e Settanta, contempli la realizzazione di una serie di mostre dedicate ad artisti contemporanei, aperte a linguaggi differenti, dal design all’architettura, dalla video arte alla fotografia.
La mostra Giuseppe Uncini / Termoli 2019 raccoglie undici opere appartenenti ai diversi periodi della ricerca del maestro marchigiano, dalle sperimentazioni dei primi anni Sessanta, caratterizzate dall’uso del cemento armato come elemento centrale della sua scultura, alla parentesi pittorica connessa alla riflessione sulle strutture primarie e sull’ombra della metà degli anni Settanta, sino alle soluzioni più mature degli anni a cavallo tra Novanta e Duemila, in cui il rapporto con l’architettura e con lo spazio – espositivo e ambientale – è andato definendosi come fulcro della sua produzione.
Le opere di Uncini selezionate dai due curatori, di diverse dimensioni e tecniche – dalle grandi sculture appartenenti al ciclo degli Spazi-ferro e degli Spazi-cemento, alle inedite e originali sculture in ceramica e ferro dei primi anni Duemila – saranno distribuite all’interno della grande sala centrale del MACTE in un percorso espositivo circolare progettato dal designer Andrea Anastasio che, oltre a proporsi come un tragitto punteggiato da opere emblematiche dei diversi cicli di ricerca dell’artista di Fabriano, sarà in grado di restituire allo spettatore tutta la duttilità creativa di Uncini assieme alla sua capacità di adottare, all’interno di una continuità formale e poetica, soluzioni linguistiche e materiali continuamente differenti.
In occasione della mostra verrà pubblicato un catalogo, a cura di Arianna Rosica e Gianluca Riccio. La pubblicazione verrà presentata in autunno all’interno del programma di appuntamenti MACTE incontri, che con cadenza mensile animeranno la mostra per tutta la sua durata.
Giuseppe Uncini nasce a Fabriano nel 1929. Dopo gli esordi nella sua città natale, nel 1953, su esortazione del conterraneo Edgardo Mannucci, si trasferisce a Roma, ospite del suo studio, dove entra in contatto con alcune figure dell’arte italiana e internazionale residente nella Capitale (Capogrossi, Afro, Mirko, Gentilini, Cagli e poi Franchina e Colla che insieme a Emilio Villa frequentavano assiduamente gli studi di Burri e di Mannucci).
Nel 1955 partecipa alla VII Quadriennale di Roma a Palazzo dell’Esposizione e, due anni dopo, espone per la prima volta in Germania, a Francoforte sul Meno, alla collettiva Abstrakte italianische Kunst. Nel 1956-57 inizia il ciclo di opere chiamatoTerre, tavole realizzate con tufi, sabbia, cenere e pigmenti colorati. Ma la svolta nell’evoluzione artistica di Uncini si ha con la creazione, tra il 1957 e il 1958, dei primi Cementarmati, opere realizzate con ferro, cemento e rete metallica che lasciano intravedere la struttura portante del loro farsi, in contrasto con le superfici compatte e ruvide del cemento che spesso espongono la venatura della cassaforma.
Si susseguono diverse mostre che vedono riunita la così detta Giovane scuola romana: Uncini, Festa, Lo Savio, Angeli e Schifano. La prima importante personale è del 1961 alla Galleria l’Attico di Roma. Nel 1963 si ufficializza la fondazione del Gruppo Uno con Biggi, Carrino, Frascà, Pace e Santoro che terranno una serie di esposizioni e pubblicheranno un manifesto che ne spiega la poetica. Il Gruppo Uno, scioltosi nel 1967, contrapponeva alla ricerca dell’Informale, l’idea di un’arte legata alla teoria della percezione, suggerendo la diversa funzione dell’Artista nella società. Argan fu uno dei più convinti sostenitori di questo Gruppo.
La ricerca di Uncini prosegue dal 1962 al 1965 con i Ferrocementi, dove il cemento estremamente levigato, fino a perdere ogni riferimento di tipo materico, ha nel tondino di ferro il vero protagonista che se determina le dimensioni del cemento, si fa linea di continuità tra il limite esterno e parti interne. Segue nel 1965 il gruppo di lavori Strutturespazio, che saranno poi presenti alla XXXIII Biennale di Venezia del 1966. Nel 1968, Uncini pone il suo interesse alla funzione dell’ombra che a lungo lo accompagnerà nella realizzazione delle sue opere ed è proprio in quell’anno che Palma Bucarelli gli commissiona la Porta aperta con ombra che sarà esposta a divisione di due ambienti nella Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma. Gli incontri con la Galleria Christian Stein a Torino (personali nel 1968, 1971 e 1975) e con lo Studio Marconi a Milano (personali nel 1973, 1976, 1980 e 1995) segnano una tappa importante nella carriera dell’Artista.
Nasce poi tra 1969 e 1972 la serie dei Mattoni e tra il 1972 e il 1978 la serie delle Ombre, la cui massiccia presenza architettonica dialoga e si confronta con la propria ombra anch’essa costruita e resa volume. Gli anni ’80 sono segnati dalleDimore, superfici che danno l’idea di un paesaggio architettonico: edifici, porte, finestre, soglie e la loro ombra portata. Nel 1984 Uncini è ancora presente alla Biennale di Venezia con una sala personale. Nel 1990 partecipa alla rassegna L’Altra Scultura a Madrid, Barcellona e Darmstadt con il nuovo ciclo Spazi di ferro. Seguono gli Spazicemento e i Muri di cemento. Nel 1999 espone al PS1 di New York in Minimalia. Nel 2001 un’importante retrospettiva sul lavoro di Uncini si tiene alla Stadtische Kunsthalle di Mannheim.
Dal 2004 prosegue il suo lavoro con le Architetture. Nel 2008, in occasione della Fiera di Bologna, viene presentato al pubblico il Catalogo Ragionato dell’Opera di Giuseppe Uncini, a cura di Bruno Corà. Lo stesso anno inizia il nuovo ciclo Artifici e gli viene commissionata un’importante opera per il Parco delle Sculture del MART di Rovereto e nel contempo inizia a lavorare al progetto per la mostra antologica itinerante da tenersi tra il 2008 e il 2009 allo ZKM di Karlsruhe, al MART di Rovereto e al Landesmuseum Joanneum di Graz. Nella notte del 31 marzo, a 79 anni, Uncini si spegne improvvisamente nella sua casa-studio di Trevi.
INFO
Dal 03 Agosto 2019 al 12 Gennaio 2020
TERMOLI | CAMPOBASSO
LUOGO: MACTE – Museo di Arte Contemporanea di Termoli
INDIRIZZO: via Giappone
CURATORI: Arianna Rosica, Gianluca Riccio
TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39 0875 808025
E-MAIL INFO: info@fondazionemacte.com
SITO UFFICIALE: http://www.fondazionemacte.com