Articolo di Maria Antonietta Falanga estratto dalla rivista Sineresi n. 4
La Basilicata è una terra ricca di tesori d’arte dall’inestimabile valore e anche i luoghi più piccoli e remoti spesso custodiscono opere di importanti artisti. È il caso di Genzano di Lucania, un paese di circa seimila abitanti nella provincia di Potenza.
Nel cuore del suo centro storico si erge la chiesa Madre dedicata a Maria Santissima della Platea, costruita intorno al 1400-1450. La chiesa, completamente restaurata in seguito ai danni riportati dalla seconda guerra mondiale, ha assunto un aspetto assai moderno perdendo le caratteristiche originali. Al suo interno è custodito un pregevole polittico di indubbio valore, attribuito all’artista veneto Giovanni Bellini, conosciuto anche con il nome di Giambellino.
L’opera risale al 1473-1474, appartiene al periodo della pittura giovanile del Bellini, è considerata da molti critici una delle opere d’arte più importanti in terra di Basilicata. Precedentemente era stata attribuita al veneto Lazzaro Bastiani, pittore e mosaicista formatosi presso il maestro Antonio Vivarini. Solo dopo i lavori di restauro da parte della Soprintendenza di Bari e poi di Matera si arriva all’attribuzione dell’immagine centrale, “La Madonna in trono con Bambino”, al caposcuola Giovanni Bellini grazie alla qualità discontinua e ai persistenti “ grecismi”, come il manto crisografato dell’Annunziata e a un continuo accostamento tra meccanicismi vecchi e nuovi.
Il polittico è costituito da sei tavole divise e misura cm155 di altezza e cm190 di larghezza. Al centro del polittico vi è la Vergine in trono in posizione orante ( Platytera) che sostiene sulle ginocchia il Bambino completamente nudo. Nel registro superiore, in alto a sinistra, sono raffigurati l’Angelo annunciante ed il Cristo crocifisso; in alto a destra, l’Annunciata con San Francesco; nel registro inferiore, a destra, San Giovanni Battista e San Sebastiano, mentre a sinistra Sant’ Antonio Abate e San Pietro. La base dei riquadri è delimitata da una predella raffigurante la Natività, i dodici apostoli attorno a Cristo e l’Adorazione dei Magi.
Certamente l’opera è stata riposizionata nella Chiesa di Santa Maria della Platea e lo si evince dalle cornici lignee molto semplici che dividono i diversi quadri del polittico. Alcune tavole risultano tagliate perché, probabilmente, non si adattavano allo spazio disponibile.
Lo stato di conservazione del polittico è abbastanza precario a causa dei ripetuti lavaggi con la soda che nel registro principale hanno sostanzialmente eliminato il colore giallo-oro dei fondali, elemento caratteristico di una produzione seriale e consolidata, e il colore azzurro del cielo, di cui rimangono poche tracce.
Ma come si spiega e quali sono i motivi che giustificano la presenza di opere d’arte veneta in Puglia e in Basilicata, soprattutto a cavallo tra il Quattrocento e il Cinquecento? Certamente le relazioni commerciali con la confinante regione Puglia è uno dei motivi predominanti che spiegano la presenza di pregevoli opere in Basilicata. A Venezia mai sfuggi l’importanza strategica dei porti pugliesi, ma la cultura veneta ebbe modo di penetrare in questo ambito territoriale non solo grazie alla classe politica, mercantile e militare, ma anche perché gli echi dell’arte colta continuarono a rimanere durante il Rinascimento fra le comunità monastiche. Non meno importante della committenza monastica fu quella dei cittadini o, meglio, dei commercianti veneti residenti in Puglia. Di conseguenza la Lucania, visti gli stretti rapporti avuti in passato con la Terra d’Otranto, non poteva non essere toccata da questo fenomeno.
Per quanto concerne la committenza ecclesiastica, va ricordata quella di Roberto de Mabilia, presbitero originario di Montepeloso (l’attuale Irsina), rettore della chiesa di San Daniele a Padova e notaio facoltoso, che in occasione della nomina di Irsina a sede vescovile, ordinata con bolla papale nel 1452, fece commissionare opere d’arte per la città che assumeva la dignità arcivescovile, condivisa con l’importante città di Andria.
Così anche la Basilicata si inseriva in un fenomeno più vasto: l’arrivo nella Puglia (regione che all’epoca comprendeva anche il versante orientale della Basilicata) di opere d’arte veneta. Il de Mabilia aveva instaurato stretti rapporti di amicizia con Andrea Mantegna al quale furono commissionate molte opere d’arte. Inoltre lo stesso Mantegna, che si era formato nella bottega di Jacopo Bellini, padre di Giovanni, era anche coetaneo e cognato del Giambellino poiché aveva sposato l’unica sorella del Bellini, Nicolosia, nel 1453. Ruolo importante ebbe anche un altro personaggio, tale Giacomo Alfonso Ferrillo, feudatario colto e facoltoso di Muro Lucano, Genzano e Acerenza, il quale si pensa abbia avuto contatti con il clero irsinese ed abbia provveduto alla commissione di molte opere d’arte. Si potrebbe dunque ipotizzare che il polittico del Bellini sia giunto a Genzano di Lucania attraverso una donazione che forse il de Mabilia fece al feudo del Ferrillo.