Con la mostra “Maïmouna Guerresi. Rhu/Soul” la galleria Officine dell’Immagine di Milano ospita, dal 14 novembre 2019 al 18 gennaio 2020, la più ampia personale mai realizzata in Italia dell’artista italo-senegalese, a cura di Silvia Cirelli.
La mostra ripercorre, in otto scatti di grande e grandissimo formato (alcune opere superano i 3 metri di altezza), un video e alcune installazioni, i tratti distintivi della sua vasta carriera artistica, ponendo l’accento su un registro lessicale che combina rimandi mistici e influenze taumaturgiche. La scelta stessa del titolo – l’arabo rhu significa “spirito interiore” – identifica uno stile narrativo che si caratterizza per la spiccata sensibilità contemplativa, da sempre filo conduttore della poetica di Maïmouna Guerresi (Vicenza, 1951, vive e lavora fra l’Italia e il Senegal).
L’artista esplora attraverso la molteplicità dei linguaggi stilistici – dal video all’installazione, dalla fotografia alla scultura – un percorso che trova nell’esaltazione della spiritualità, il motore di ricerca primario.
Nel suo lavoro, il corpo diventa allegoria della dimensione interiore: il corpo come luogo d’incontro di fedi diverse, come manifestazione della forza umana, come dimora sacra in continuo divenire.Gestualità, cromatismo, scelta degli abiti e degli scenari, costruiscono un istante immortalato nella sua complessa elaborazione che regala ai personaggi una monumentalità quasi eterea, sospesa fra realtà e trascendenza.
Frequenti sono i richiami alla credenza sufi, una specifica pratica mussulmana dal carattere mistico e ascetico che colloca l’uomo al centro dell’universo, in rapporto diretto con il divino.
Questa ricerca d’intimo dialogo con il divino rivendica l’importanza degli elementi naturalicome la simbologia dell’albero o del ramo – ben rappresentata in mostra da opere come Flow (Beyond the Border) (lambda print, 105×280 cm) o Queen Hathun (lambda print, 323×182 cm, 10 pannelli) – che diventano ponte metafisico fra il cielo e la terra; ma sorprende anche per l’impiego di altalene, trampolini o sacchi gonfi d’aria, metafore di un processo di sospensione, di sollevamento dal suolo, come nei poetici lavori Red Balance (lambda print, 100×63 cm) o Swing (lambda print, 200×228 cm), anch’essi esposti nello spazio milanese.Nella sperimentazione di un’umanità universale, dove l’armonia fra culture e fedi diverse prende il posto della paura e della sorda negazione, l’artista conquista un’audacia espressiva carica di seducenti simbolismi e contemplazioni estetiche.
Molto nota a livello internazionale, l’artista è tra i protagonisti dell’attuale Lagos Photo Festival, oltre ad essere inclusa nella collettiva “Modest Fashion” allo Stedelijk Museum Schiedam.Oltre a essere stata chiamata a esporre in prestigiosi musei come il LACMA Museum di Los Angeles, il Cultural Institute of Islam di Parigi, il KIASMA Museum of Contemporary Art di Helsinki, il National Museum of Sharjah, il National Museum of Bamako o il MACAAL Museum di Marrakech, i suoi lavori fanno parte di grandi collezioni pubbliche come quelle del Smithsonian African Art Museum di Washington, il LACMA Museum di Los Angeles o il M.I.A Minneapolis Institute of Art.
Completa la mostra un catalogo con testo critico di Silvia Cirelli.
Maïmouna Guerresi ( Piave del Grappa 1951), è un’artista multimediale Italo-Senegalese, che lavora con fotografia,
scultura, video e installazioni. Nel suo percorso artistico ha sviluppato una visione
affascinante e introspettiva sulle molteplici prospettive della sua vita all’interno di due
culture: europea e africana. Ha letteralmente collegato questi mondi attraverso la sua
famiglia multietnica e il suo impegno per la spiritualità sufi. Usando un linguaggio visivo
ibrido, Maïmouna Guerresi comunica la bellezza della diversità culturale, mentre
contempla le molte questioni relative alla vita contemporanea multirazziale. L’arte e la
letteratura islamica forniscono una fonte inesauribile di ispirazione per il suo lavoro, con le
loro rivelazioni mistiche, metafore, intuizioni, versetti sacri e poteri taumaturgici. Le opere
d’arte firmate da Maïmouna riaffermano un’energia femminile universalmente
riconoscibile che si traduce in evoluzione spirituale, mentre allo stesso tempo
decontestualizza e decolonizza le varie idee stereotipate delle donne nel mondo islamico.
Maïmouna Guerresi ha esposto in importanti istituzioni in tutto il mondo, come il
padiglione italiano della Biennale di Venezia (1982); Documenta K18, Kassel, Germania
(1987); Fondazione Mudima, Milano, Italia (1999); Museo Rocca Umbertide, Perugia,
Italia (1999); Museum Contemporary III, Atlanta, USA (2004); Museo Filatoio Caraglio,
Cuneo, Italia (2008); Les Rencontres de Bamako, Museo Nazionale Bamako, Mali (2009);
Lucca Digital Photo Festival, Manifattura Tabacchi, Lucca, Italia (2009); Central
Electrique, Bruxelles, Belgium (2010); KIASMA Museum Contemporary Art, Helsinki,
Finlandia (2011); Fondazione Boghossian, Villa Empain, Bruxelles, Belgio (2011); Palazzo
Bevilacqua Ariosti, Bologna, Italia (2011); National Institute Design, Ahmedabad, India
(2012); Centro Italiano di Cultura, Nuova Delhi, India (2012); Festival internazionale di
fotografia Chobi Mela, Shilpakala Academy, Dhaka, Bangladesh (2013); Sharjah National
Art Museum, Sharjah, Emirati Arabi Uniti (2014); National Museum Bahrain, Manama,
Kingdom of Bahrain (2014); Minneapolis Institute of Art, USA, (2015); Museo LACMA,
Los Angeles, USA, (2015); Institute du Monde Arabe, Parigi, Francia (2016); Smithsonian
National Museum African Art, WA, USA (2017); Museo di Marrakech, Marocco (2018);
Museo NOMA, New Orleans, USA (2018).
INFO
Dal 14 Novembre 2019 al 18 Gennaio 2020
MILANO
LUOGO: Officine dell’Immagine
INDIRIZZO: via Carlo Vittadini 11
ORARI: da martedì a sabato 11-19; lunedì e giorni festivi su appuntamento
CURATORI: Silvia Cirelli
COSTO DEL BIGLIETTO: ingresso gratuito
TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39 02.91638758
E-MAIL INFO: info@officinedellimmagine.com
SITO UFFICIALE: http://www.officinedellimmagine.it