Libro intervista a cura dello scrittore e critico d’arte Elio Grazioli, Io sono Carla Pellegrini è il percorso di una donna incredibile che si racconta ricordando le principali tappe espositive della Galleria Milano.
Carla Pellegrini Rocca, classe 1931, arriva a gestire la storica Galleria Milano, fondata nel 1928-29 da Enrico Somaré, nel 1965 quando Sandro Somaré, ex compagno di scuola e amico da sempre, propone a lei al marito, Baldo Pellegrini, di entrare in società per amministrare lo spazio di Via della Spiga. Per più di 50 anni, Carla ha organizzato mostre, ospitato artisti, critici e storici dell’arte seguendo un sistema tutto suo, mantenendo come fulcro del lavoro le relazioni umane con gli artisti e gli addetti ai lavori e, di conseguenza, le persone. Spesso accusata e rimproverata dai colleghi galleristi di non seguire una “linea” espositiva, Carla Pellegrini preferiva seguire il suo istinto, dando fiducia ai progetti di cui si innamorava.
Con orgoglio ricorda nell’intervista la sua prima effettiva mostra London Under Forty, sulla Pop Art Inglese, quando Richard Hamilton, Joe Tilson e Allen Jones erano sconosciuti in Italia. La collaborazione portata avanti per anni ha dato vita anche alla rivoluzionaria Stamp Out Art – francobolli di artisti inglesi, mostra del 1971 dall’importante significato sociale: “una storia bellissima” ha raccontato Carla. “Quando c’è stato un grande sciopero delle poste in Gran Bretagna, che è durato due mesi, la Regina ha emanato una dichiarazione in cui diceva che chiunque aveva il diritto di stampare propri francobolli purché consegnasse la posta. Allora sette artisti inglesi […] si sono messi insieme e hanno fatto questi francobolli, li hanno tutti firmati e li hanno venduti per dare soldi ai sindacati”.
E poi la scandalosa IrritArte del 1969, curata da Lea Vergine che proponeva Tetsumi Kudo, Hermann Nitsch e una performance di Otto Mühl, provocando l’orrore dei presenti e segnando in maniera indelebile i libri di storia. La politicamente scorretta Falce e Martello del 1973 di Enzo Mari, prima mostra nella nuova sede di Via Turati che quasi costò l’annullamento del contratto d’affitto.
Con estrema naturalità Carla Pellegrini ha raccontato dei suoi amici e degli aneddoti più significativi, come per esempio della generosità di Lucio Fontana verso i giovani artisti o della vena oratoria di un divertente Antonio Calderara, che chiamava la sua arte “concettuale” e quando scoprì che il nome era stato utilizzato per definire altro, decise di cambiarla in “Arte concezionale”.
La pesantezza politica degli anni Settanta è stata vissuta in Galleria Milano come positiva, con gli incontri, i progetti e le mostre che davano spessore a quella che era la speranza di allora e cioè di cambiare il mondo.
Mentre gli anni Ottanta, meno eroici dei precedenti ma altrettanto ricchi di spunti, venivano vissuti attraverso collaborazioni fantasiose come quella con l’artista Vincenzo Ferrari con il quale Carla progettava mostre dai titoli da lei definiti tra i più “strampalati”. Erano mostre di pezzi vari su cui inventavano delle storie per collegarli tra loro, storie in cui si potevano trovare elementi dei dadaisti, dei surrealisti, dei russi, dei futuristi e delle avanguardie storiche.
Nonostante Carla trovasse antipatico il modo diffuso di frequentare le gallerie a partire proprio da quegli anni, ha continuato per la sua strada mantenendo viva la collaborazione con critici, artisti, collezionisti nel tentativo di riuscire a realizzare i progetti nella maniera più indipendente possibile. Da qui le mostre su Vincenzo Agnetti, Shusaku Arakawa, Aldo Tagliaferro, Alik Cavaliere, Gianfranco Baruchello, Martin Weimar, Davide Mosconi (solo per citarne alcuni) fino ad arrivare al nuovo millennio in cui Carla ha fatto conoscere all’Italia l’artista Russo Alexander Brodsky, i giochi di parole e della mente di Luca Quartana, le Zanzarine di Eugenio Gilberti e i disegni musicali di Gerry Mullingan.
Nel libro sono narrate anche le occasioni mancate, come per esempio la mostra su Francis Bacon che non riuscì a conoscere per uno svenimento improvviso, o il giovane Christo che bussa alla porta della Galleria Milano mentre Carla era in partenza per la Grecia con figli al seguito,
come Sophie Calle, molto amata, ma che è mai riuscita a esporre nonostante avesse sempre trattato i loro lavori.
Doveroso ricordare i venti anni di impegno dedicati all’opera di Erma Bossi, l’unica artista italiana del Blaue Reiter, di cui Carla ha ricostruito la biografia, le opere e le immagini diventando l’unica esperta al mondo del lavoro e della vita dell’artista.
Tra le pagine del libro sono ritagliati piccoli e intensi spazi dedicati alle vicende personali della gallerista che aiutano a capire, per chi non ha avuto il piacere di incontrarla, lo spessore e la personalità di questa donna coraggiosa e decisa che guarda sempre avanti con onestà e voglia di innovare e scoprire.
Sono raccontate la perseveranza con cui la madre, Teresa Garboli, ha cercato di trasmettere alla figlia la voglia di indipendenza facendole frequentare la scuola Svizzera per non soccombere nel sistema scolastico fascista; l’amicizia e la morte prematura di Baldo Pellegrini, marito altruista e illuminato con il quale intraprese l’avventura della galleria; la prima mostra presso la Galleria Milano del figlio Nicola Pellegrini con ARC Group; la perdita del primogenito Luigi Pellegrini nel 2005, morto a 46 anni per negligenza medica durante un’angiografia. “Luigi” ha raccontato Carla, “ha fatto una cosa bellissima, ha messo su una società che lavorava per convincere le banche a far investire i loro clienti in arte e ha avuto un grande successo. L’idea era che, se un giorno avessi chiuso la galleria, sarei andata a lavorare con lui. Mi ricorderò sempre quando ha presentato il progetto con un bel discorso. Diceva: Io in fondo devo tutto alla mia mamma.”
Il 17 febbraio del 2019 Carla Pellegrini Rocca ci ha lasciato, appena due mesi dopo la pubblicazione del suo lungo percorso da gallerista. Grazie all’infaticabile lavoro, alla sua passione per le persone e per le opere è stata pilastro e punto di riferimento per la storia dell’arte e per la critica, Carla Pellegrini è, e rimarrà per sempre, un esempio di vita e di professione per tutti coloro che continuano a guardare l’arte come speranza.
Ciao Carla, grazie. Salutami Luigi.
Luna Gubinelli
IO SONO CARLA PELLEGRINI
Storia della Galleria Milano e di tutto quello che mi è piaciuto fare
A cura di Elio Grazioli
A+MBOOKSTORE edizioni, 2018