Articolo di Giuseppe Marinelli e Carmela Petrizzi estratto dalla rivista Sineresi n. 1
Le vicende storiche della Chiesa di San Demetrio, a partire dal 1505, sono strettamente legate a quelle della Certosa di Padula, proprietaria dell’immobile e dei beni annessi. Più antica e più ricca, la Certosa esercitava la propria influenza sulla Grancia di San Demetrio che, nonostante la consistenza dei possedimenti, non fu mai sede di una fiorente comunità religiosa, rimanendo di fatto una rettoria.
Nel corso del secolo XVIII i padri certosini di Padula amministrarono direttamente la Grancia e curarono il recupero dei fabbricati e della chiesa probabilmente danneggiata dal disastroso terremoto del 1456 e dal successivo stato di abbandono.
Alle dipendenze della Certosa la Grancia attraversò un periodo di prosperità e benessere; verosimilmente proprio in questi anni l’originaria e diruta chiesa di San Demetrio, che dava titolo all’intera struttura della Grancia, venne trasformata in chiesa di San Lorenzo ed arredata con pregevoli opere artistiche e manufatti dismessi alla Certosa di Padula e trasferiti a Brindisi di Montagna.
L’analisi e lo studio di una serie di elementi venuti alla luce durante gli interventi di restauro hanno confermato l’ ipotesi, formulata inizialmente da Anna Maria Amelio del C.R.R. Marinelli, che la preesistente chiesa, intitolata a San Demetrio Martire, venne trasformata in chiesa di San Lorenzo tra la fine del Seicento e i primi anni del Settecento.
L’ iscrizione posta sulla campana bronzea (AVE M.G.P.D.T. SANTUS LAURENCIUS DE PADULA A.D.1565) attesta la realizzazione dell’opera nel 1565 per San Lorenzo di Padula e non per la Grancia di Brindisi di Montagna. In maniera analoga, l’iscrizione posta sul portale di ingresso alla chiesa (DIVO DEMITRIO MAR. DICATUS), rinvenuta dopo lo smontaggio del tavolato dipinto che copriva l’androne dell’ingresso principale, testimonia che il controsoffitto venne realizzato sempre dai padri certosini nel 1700, su modelli ancora oggi presenti in molti ambienti della Certosa di Padula, per nascondere alla visione l’epigrafe che attestava la consacrazione a San Demetrio Martire.
In questo quadro di riferimento risulta particolarmente significativo anche il restauro del paliotto di altare in scagliola posto davanti ad un preesistente altare realizzato in muratura, stucchi e pietra locale.
Il complesso intervento di restauro del paliotto, ridotto in quaranta frammenti, con numerose lacune, ha messo in evidenza che il manufatto fu realizzato insieme a molti altri ancora esistenti nella Certosa di Padula, riservati agli altari laterali della chiesa. Tali opere di pregevole fattura sono state attribuite a Gian Domenico Vinaccia, Antonio Fontana e Bartolomeo Chetti che le realizzano tra il 1683 e il 1699 ma, probabilmente, gli esecutori materiali dei paliotti in scagliola furono gli stessi frati certosini, interessati ed attivi alla pratica artigiana. Di questo corpus di opere certamente faceva parte anche il paliotto oggi a Brindisi di Montagna ed è plausibile che anche l’altare in legno policromo e dorato con l’alzata e i dipinti realizzati da Filiberto Guma nel 1638 provenga dalla Certosa di Padula committente dell’opera, come viene confermato dalla sigla CAR posta al centro della cimasa.
Una data importante nella storia della chiesa è conseguente agli effetti delle leggi eversive napoleoniche che comportarono la soppressione degli ordini monastici: nel 1879 il Barone Antonio Blasi di Pignola, divenuto proprietario di una parte della Grancia e della stessa chiesa, esegue lavori di adeguamento dei fabbricati secondo le esigenze della famiglia e “rinnova” la chiesa e le opere in essa esistenti.
Tutti i muri della chiesa furono scialbati e ricoperti da nuove decorazioni. Le tempere settecentesche, realizzate da Filippo Pascale di Napoli che negli anni successivi (1730 – 1745) dipinse vari ambienti della Certosa di Padula utilizzando gli stessi modelli e la stessa tecnica, vennero definitivamente nascoste, fino al completo recupero effettuato durante i lavori eseguiti dal 2010 al 2014.
Come spesso accade, il lavoro di recupero e restauro svela percorsi inediti e diventa occasione per approfondire la conoscenza del passato e la storia del territorio attraverso le opere di architettura ed arte realizzate.
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Gli interventi di restauro della chiesa sono stati realizzati con il contributo del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo – Direzione Regionale per i Beni Culturali e paesaggistici della Basilicata
Progettista e Direttore dei Lavori: arch. Antonio D’Elia
Restauratori: Giuseppe Marinelli e Anna Maria Amelio del C.R.R. Marinelli Soc. Coop.
Alta Sorveglianza: arch. Carmela Petrizzi, ing. Antonio Persia, dott.ssa Benedetta Di Mase, dott.ssa Teresa Garaguso