articolo di Maria Antonietta Falanga estratto dalla rivista Sineresi n. 5
Esistono luoghi dove si può imparare ad ascoltare il rumore del silenzio, dove la natura offre spettacoli di luce suggestivi a seconda delle stagioni e dove è ancora possibile udire la voce del vento. Uno di questi luoghi si trova a 15 km da Genzano di Lucania, su un rilievo roccioso dove sorge il Castello di Monteserico, rude e solitario maniero da tempo dichiarato monumento nazionale.
Lì vi è una pace ed una quiete che solo i falchi e gli stormi di uccelli riescono a rompere. Il castello si staglia solitario sulla cima di una montagna e rappresenta un interessante esempio di architettura medievale in Basilicata.
Edificato nell’XI secolo, il castello domina un vasto territorio collinare, in posizione strategica lungo importanti direttrici viarie, originariamente coperto da ampie zone boschive e al confine tra i territori bizantini della media e bassa valle del Bradano. Oggi si notano, lungo la strada sterrata che porta al castello, una moltitudine di case concesse dopo la riforma agraria ai latifondisti, vuote e spettrali, la maggior parte decadute e distrutte dal tempo e dall’incuria dell’uomo.
Il maniero nasce sotto i Normanni come baluardo difensivo dell’abitato, nella fase in cui l’incremento demografico e l’espansione urbana del borgo circostante rendono necessario l’ampliamento della cinta muraria difensiva del fortificato.
Nella prima metà dell’XIII sec. perde la sua connotazione strettamente militare per assumere la dimensione di ”Domus”, prevalentemente legata allo sfruttamento delle risorse agricole del ricco territorio antistante, diventando uno dei capisaldi della struttura amministrativa del Demanio Regio di Federico II (1230), organizzato per l’allevamento dei cavalli e la produzione di granaglie.
Tale modello viene successivamente adottato anche dagli Angioini e poi, ulteriormente potenziato, dagli Aragonesi nel 1500. Fu Aquilina Sancia, feudataria spagnola, moglie di Arnao del Bosco, cavaliere catalano, eletta poi signora di Monteserico, a prendere a cuore il piccolo borgo e portarlo al suo massimo splendore, tanto da fondare poi, all’interno della città di Genzano, il monastero delle Clarisse dove ella stessa soggiornò dopo la morte del marito. Il paesino ebbe una notevole importanza in quegli anni. La stessa Aquilina nel suo testamento mostrò un forte attaccamento a queste terre e al territorio di Genzano.
Nel frattempo la continua estensione delle zone destinate al pascolo e alla semina, a scapito delle aree boschive e dei territori che garantivano le risorse essenziali per la sopravvivenza della popolazione, aveva determinato il graduale spopolamento dell’abitato fino alla sua totale scomparsa intorno al 1430.
Dell’antico borgo rimane oggi solamente la piccola chiesetta, poco distante dal castello, dedicata alla Madonna.
Il castello di Monteserico appartenne nei secoli successivi a diversi nobili signori locali. Dal XVII alla fine del XVIII sec. fu proprietà del genovese Grimaldi dei Doria e di alcuni discendenti della famiglia Sancia. Rimase abbandonato, quindi, per più di mezzo secolo, finché nel 1857 non venne acquistato da baroni locali, i dell’Agli-Cetti, quando però già era diventato un luogo inabitabile.
La struttura del castello si presenta formata da una torre quadrangolare centrale, che conserva le testimonianze architettoniche più antiche della dimora, e da un recinto più basso sorretto da barbacani. La massiccia torre centrale si sviluppa su tre livelli, di cui uno interrato, costituito da una cisterna che serviva per la raccolta delle acque piovane.
Al maniero si accede tramite una rampa pavimentata con acciottolato. Superato il portale di ingresso, si entra in una corte quadrata che separa il mastio dalla massa esterna che lo recinge. In origine l’ingresso era collocato esattamente al lato opposto a quello attuale, aperto solo in epoca recente ( XIX sec.), ed era costituito da un portone ogivale con cornici in pietra. La pianta del piano terra è divisa in due parti con un arco che sostiene una volta a botte a sesto acuto. Ai due piani superiori si accede mediante una scala a chiocciola.
Già in condizioni di totale incuria e abbandono, nel 1969 il castello subì il crollo dell’ala nord e il cedimento del perimetro murario di alcuni locali interni. Con il terremoto del 1980 l’edificio venne ulteriormente compromesso.
Nel 1989 venne acquistato dal Comune di Genzano di Lucania e venne realizzato un progetto di recupero, redatto dalla Soprindendenza per i beni architettonici e per il paesaggio della Basilicata, per la sua messa in uso. Tale progetto prevedeva il restauro e il recupero funzionale del castello per la valorizzazione turistica delle risorse storico-culturali, per il completamento del sistema dei castelli della Basilicata.
Come accade per ogni castello, anche intorno a quello di Monteserico girano numerose leggende: si racconta che nel 1897 il popolo di Genzano, in seguito ad un sogno fatto da un vecchio asceta, si riversò in massa sotto la fortezza dove tutti si misero a scavare sul fianco settentrionale in cerca della Madonna sognata dal vecchio, arrecando non pochi danni alla struttura.
Altre notizie certe riguardano il soggiorno dell’attrice Lydia Borelli, una delle principali icone del cinema muto italiano e internazionale all’indomani della prima guerra mondiale. La permanenza di questa giovane attrice ha lasciato un segno e un ricordo indelebile che si perpetua e si tramanda nella memoria orale degli abitanti di tutta la zona: una donna bellissima che camminava nuda fra le alte spighe del grano bagnato di rugiada.
Ad oggi il castello è aperto al pubblico e negli ambienti della fortezza sono allestite mostre tematiche che illustrano la storia dell’edificio e i lavori di restauro eseguiti.